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La Lettera Di Natale Di Don Massimo

La lettera di Natale di Don Massimo

Care famiglie, cari allenatori e allenatrici, cari atleti e atlete,

 

il Natale si avvicina e sento questa circostanza più importante che mai…

 E’ evidente che la nostra vita sia notevolmente cambiata e sebbene ci siano tempi e spazi di normalità, la realtà ci viene incontro con il diffondersi del virus, le sue restrizioni, le delusioni nell’arginarlo. 

Fino a poche settimane fa, si parlava ripetutamente di “ripartenza”. In effetti, abbiamo vissuto un’estate vibrante. Abbiamo ripreso la scuola con entusiasmo. E lo Sport è stato un fattore straordinario di questa stagione. Abbiamo vissuto uno degli anni più sorprendenti e vincenti della storia dello Sport italiano…abbiamo vinto i campionati Europei con la nazionale di calcio, di Pallavolo maschile e femminile, medaglie d’oro nei 100 mt, nel salto in alto, un intero podio nelle paralimpiadi…

A Settembre, la stessa Polisportiva, come tutte, ha decisamente ripreso le proprie attività. Tutte le sezioni dal calcio al basket, dal volley al wheelchair hockey fino alla ginnastica artistica…hanno riaperto i battenti. In realtà, tutta la Pallavicini è un’incandescente contenitore di avvenimenti sportivi. Tante realtà sportive della Città si danno qua appuntamento e tanti eventi scelgono di svolgersi al nostro interno. Solo in questi mesi, abbiamo ospitato il Campionato nazionale di scoutball, uno sport che usano praticare gli scout in tutta Italia. Poi, la Dieci Colli una delle più importanti Gran Fondo di ciclismo di tutta la Regione. Poi, tornei di Ultimated fresbee…Insomma, Villa Pallavicini è una vera città dello Sport, luogo di relazione, di competizione, di vigore agonistico. 

Che bello vedere così tanti ragazzi, giovani insieme ai loro allenatori, giocare, divertirsi, sudare, crescere…!

Eppure, quanta frenesia e scompostezza! Le strade sono gremite e le auto intasano la tangenziale. Anche in Villa qualche volta si fatica ad accedere per il traffico…La mia agendina – io uso ancora quella cartacea – è piena di appuntamenti che si accavallano. C’è un’effervescenza che fatico a contenere. Non è così anche per voi?

Che cosa rende possibile vivere l’affanno di questa ripartenza senza affanno? Non voglio tornare ad una normalità in cui tutte le cose, tutte le attività sono abitate dal niente.

In questi giorni, guardo ai tanti presepi che nelle case si realizzano. (A proposito, qualche mese fa sono stato nominato Assistente dell’Associazione presepisti di Bologna!) 

Gli occhi vedono uno scenario, pur con le dovute differenze di materiale di cui è composto, abbastanza noto. Una capanna con una coppia che si coccola il proprio figlio. Attorno ad essa, una cittadina con i suoi abitanti che si snoda lungo paesaggi collinari, se non addirittura montani con le cime innevate. In alcune rappresentazioni, il deserto e una strada che giunge dinanzi alla mangiatoia.

Tutte le statuine sono intente a far qualcosa…chi lava i panni, chi cuoce i maroni, chi pascola il gregge, chi taglia la legna, chi vende il pesce, chi con la lanterna è in cammino, chi dorme, chi guida un carretto, chi si carica di banane, chi, come i soldati, vigila sull’ordine pubblico…

Insomma, c’è una frenesia anche nel mondo del presepio. E’ l’affanno di chi impara il mestiere di vivere.  

Eppure, c’è una differenza. Mi accorgo che qualcuno continua il suo lavoro e la sua fatica senza accorgersi di quanto sta accadendo. Altri, invece, si sono avveduti di qualcosa e volgono lo sguardo verso la capanna, verso il bambino.

La scena del presepio è statica e non inquadra la scena successiva…Chi va alla mangiatoia, ritornerà presto ad occuparsi delle proprie faccende, a fare esattamente le stesse cose degli altri…Tutto come prima, ma non più come prima. Gli occhi hanno visto qualcosa di inspiegabile…Se davvero quel bimbo è il figlio di Dio come dicono gli angeli, come rivela quella giovane madre e quel padre così stupito, se davvero quel bambino è Colui che i profeti avevano annunziato…allora tutto cambia. Tutto è come prima, ma non più come prima.

Ecco, vi auguro di ripartire da quella mangiatoia! Tutta la vita sportiva sarà come prima, ma non più come prima. Sarà piena di Lui e questo…fa la differenza”

 

  Don Massimo

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