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ANTAL’S STORIES – Fornasari (Pallavolo): “Ho Battuto, Sorriso E Mi Sono Accasciata A Terra. Salvata Dal Defibrillatore”

ANTAL’S STORIES – Fornasari (Pallavolo): “Ho battuto, sorriso e mi sono accasciata a terra. Salvata dal defibrillatore”

Primo appuntamento con la rubrica Antal’S Stories. La prima ad intervenire ai nostri microfoni è una nuova figura del mondo Antal: Chiara Fornasari. Ragazza intraprendente, giovane ma molto tenacie e che lo scorso 9 giugno ha vissuto un’esperienza molto significativa

Ciao Chiara! Ti diamo ufficialmente il benvenuto nel mondo Antal. Parlaci un po’ di te

“Ciao! Sono Chiara Fornasari, ho 24 anni, sto finendo gli studi nel corso di laurea “Consulente del lavoro e delle relazioni aziendali” e quest’anno sarò l’allenatrice del mini volley e co-allenatrice dell’U12. Alleno da diversi anni e mi sono appassionata particolarmente al giovanile, proprio ai più piccolini”

Come è nata la passione per la pallavolo?

“Ho iniziato a giocare all’età di 9 nove anni quando una mia compagna di classe, per tirarmi su di morale, mi chiese di andare a provare il suo sport: la pallavolo. Lì è iniziata la scalata in questo nuovo mondo. Penso di essermi proprio appassionata arrivando in U16 quando le cose si sono fatte serie e si è iniziato a giocare la vera pallavolo. La mia competitività è andata alle stelle”

Hai un atleta o un allenatore modello che prendi come punto di riferimento?

“Qui sarebbe facile dire un nome come Velasco ma in realtà l’allenatore che prendo come riferimento è Luca Solimani. Una persona che, nel momento in cui mi hanno bloccato in agonistica, è stato a chiedermi se volevo diventare un’allenatrice. Mi ha preso sotto la sua ala e mi ha aiutata a diventare quella che sono oggi. È stata una di quelle persone che mi ha supportato tanto, a cui ho tirato molti nomi ma lui non lo sa (sorride NdR) ma che devo ringraziare tanto”

C’è una data che resterà impressa nella tua mente: il 9 giugno. Vuoi raccontarci cosa è successo quel giorno?

“Chissà come mai mi chiedi proprio del 9 giugno 2021 (sorride NdR). È una data che non potrò veramente dimenticare, una data che mi ha fatto incontrare tante persone, le stesse a cui devo veramente la vita. Come altre sere di quel periodo mi hanno chiesto di andare a giocare a beach volley e io da appassionata, da sportiva, ho accettato”

Aggiunge: “Questa è l’unica cosa che ricordo perché mi hanno raccontato che quella sera ho avuto un arresto cardiaco in campo: ho battuto, sorriso e mi sono accasciata a terra. Lì presenti fortunatamente (meglio non dimenticarselo mai NdR) c’erano delle persone che hanno saputo usare il defibrillatore, fare la cpr e mantenere almeno un po’ di sangue freddo che mi ha tenuta in vita. Tra questi i miei amici presenti lì quella sera, i membri dello staff dell’active beach della barca, persone che sono venute in soccorso dai campi vicini senza dimenticare l’operatore del 118 che è rimasto in videochiamata tutto il tempo. Mi hanno portata in ospedale e mi hanno messo in coma farmacologico per 2 GG. Anche lì ho avuto dei medici e degli infermieri di eccezione fortunatamente. Non smetterò mai di ringraziare queste persone, e non so neanche chi siano molte di loro”

C’è una data che resterà impressa nella tua mente: il 9 giugno. Vuoi raccontarci cosa è successo quel giorno?

“Chissà come mai mi chiedi proprio del 9 giugno 2021 (sorride NdR). È una data che non potrò mai dimenticare, una data che mi ha fatto incontrare tante persone, le stesse a cui devo veramente la vita. Come altre sere di quel periodo mi hanno chiesto di andare a giocare a beach volley e io da appassionata, da sportiva, ho accettato”

Aggiunge: “Questa è l’unica cosa che ricordo perché mi hanno raccontato che quella sera ho avuto un arresto cardiaco in campo: ho battuto, sorriso e mi sono accasciata a terra. Lì presenti fortunatamente c’erano delle persone che hanno saputo usare il defibrillatore, fare la cpr e mantenere almeno un po’ di sangue freddo per tenermi in vita. Tra questi devo citare i miei amici presenti lì quella sera, i membri dello staff dell’active beach della barca, le persone che sono venute in soccorso dai campi vicini senza dimenticare l’operatore del 118 che è rimasto in videochiamata tutto il tempo. Mi hanno portata in ospedale e mi hanno messo in coma farmacologico per due giorni. Anche lì ho avuto dei medici e degli infermieri di eccezione fortunatamente. Non smetterò mai di ringraziare queste persone e non so neanche chi siano molte di loro”

A distanza di tre mesi quanto e cosa è cambiato nella tua vita?

“Credo che al momento dire cosa sia cambiato è difficile perché è passato troppo poco tempo. Sono ancora bloccata a livello motorio per l’impianto del defibrillatore e piano piano potrò riiniziare a muovermi. Ora riesco a fare delle passeggiate; prima il tragitto per raggiungere la macchina dall’ospedale mi distruggeva in una maniera impressionante, manco quando ho fatto la via degli Dei ero così stanca”

Prosegue: “Per quanto riguarda l’aspetto mentale ho ancora un po’ di cose da recuperare, lo sento. Anche se rispetto ai primi giorni dove non mi ricordavo neanche quello che stavo facendo, quello che mi dicevano e con chi parlavo posso dire che oggi va molto molto meglio. Per certe cose bisogna dare il tempo al corpo di rimettersi in sesto”

Poche settimane fa sei stata protagonista della nostra festa di inizio stagione. C’è stato un momento in cui si è visto come si utilizza un defibrillatore. In molti non conoscono questo importante dispositivo che per te è stato importante

“Il defibrillatore è una di quelle cose di cui conosci il nome, conosci quello che fa ma fino a che non ti capita di usarlo non sai esattamente la sua vera potenza.

È un attrezzo che quando il cuore smette di battere gli dà una scarica in grado di farlo tornare a muoversi e posso garantire per esperienza personale che lo fa e lo ha fatto. Spesso deve essere assistito anche dalla cpr che è il massaggio cardiaco manuale ma già riuscire a dare quella scarica fa tantissimo.

Dare quella scarica nel minor tempo possibile è fondamentale: mentre ero in ospedale c’era una ragazza che l’anno prima aveva avuto più o meno la mia stessa esperienza ma lei era ancora lì e non riusciva neanche a unire due dita perché il tempo di intervento per lei non era stato così ottimale come per me”

Ai tuoi occhi, oggi, come guardi questo strumento?

“Al momento io girerei con il defibrillatore nella zaino. Lo dico non per me che al momento me lo hanno messo interno ma per gli altri. In Italia all’anno ci sono 60000 arresti cardiaci e io sono una di quelle persone che possono dire di essere sopravvissuta e anche molto bene. Quella macchinetta mi ha salvato e vorrei averla sempre con me così da poter dare un aiuto ad altre persone”

Cosa cercherai di apportare di quel 9 giugno nel tuo ruolo di allenatrice e quindi anche di educatrice?

“La cosa più importante che ho imparato e che voglio trasmettere è di non aver paura ad agire. Nelle difficoltà non bisogna rimanere immobili ma muoversi e trovare una soluzione. Vorrei citare il grande Velasco che dice: “Ho conosciuto centinaia di atleti. Alcuni vincenti, altri perdenti. La differenza? I vincenti trovano soluzioni. I perdenti cercano alibi”

 

Intervista realizzata da: Simone Biancofiore (Responsabile Area Comunicazione Antal Pallavicini)

 

 

 

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